Cosa è successo davvero dentro Cicerale? Nei processi dei reati prescritti, delle truffe tentate?
E dentro l’inceneritore? Cosa entrava, quanto bruciava, quanti cani sono passati per il camino?
Quanta moneta sporca ha fruttato ad un privato, l’ignoranza, l’amicizia dello Stato tra Asl pasticcione, la coincidenza delle parentele, i Sindaci indifferenti e gli appalti vinti senza requisiti?
Questa, che Chiliamacisegua divulga, è la prima inchiesta giornalistica minuziosa e documentata che prende in mano sul serio le carte di Cicerale, le mette insieme una dopo l’altra, che interroga
il Viminale e il Ministero della Salute sui 15 anni del canile più discusso d’Italia.
Questa è la vera storia dell’orrore di Cicerale.
Sotto gli occhi di tutti coloro che vorranno e sapranno leggere. E farne l’uso che si deve.
E questo che leggete su la Padania dell’7 febbraio 2010, a firma di Stefania Piazzo, non e’ un articolo: E’ UNA BOMBA!
Il coraggio di Stefania ha acceso la miccia.
Ad orologeria, a tempo.
Siamo qui a volerci godere lo spettacolo. Delle risposte e dei provvedimenti.
Beh è arrivata finalmente quell’ora:
Stato fai lo Stato, salva la giustizia che da queste parte è ancora costretta a battere i marciapiedi!
CICERALE STORIA INEDITA DI UN SISTEMA
Un inceneritore nel Comune in cui bruciare, eventualmente, la droga sequestrata. Un canile con e senza autorizzazioni. Fatture di accalappiamenti tutte da verificare. Un processo per reati tributari verso i comuni convenzionati, reati finiti in prescrizione (correvano gli anni 1994 e 1995 e si parlava di fatture emesse per operazioni in parte o in tutto inesistenti o con importi superiori…).
E, ancora, altri pagamenti incassati a fronte di nessun sindaco che andò a sbirciare quanto cani erano stati catturati nei furgoncini.
Nessuna ulteriore verifica tributaria.
Perché? Tanti processi per maltrattamento.
Perché? Appalti vinti senza requisiti.
Perché?
E poi? Varie ed eventuali.
Si può scrivere? Bisogna scrivere.
La storia di Cicerale è scolastica, didattica, perché insegna come funziona in Italia il sistema canili, il meccanismo delle convenzioni, delle autorizzazioni. Quando ci sono. Dei cani accalappiati in abbondanza, magari sempre quelli, pagati sull’unghia dai comuni, che non controllavano se quanto pagavano corrispondeva alla pesca miracolosa del furgoncino.
Ed è un sistema sublime da scoprire visto che la premiata ditta Cicerale si aggiudicava gli appalti, al ribasso anche del 54%, senza presentare tutte le carte ma solo quelle per “allevamento e addestramento cani” intestata al padre e non al figlio titolare.
Cosa ben diversa dal fare canile. Come dire: faccio l’esame da ragioniere e mi danno la laurea.
Nel Cilento fa lo stesso. A tutti andava bene così. Nessuno faceva una visura camerale. Così, fino al 2004, si accalappiava.
Zitti e ciccia. Bastava la medaglia alla memoria per avere un tempo allevato cani.
Il curriculum del padre per promuovere il figlio.
Cicerale è anche un sistema affascinante da indagare per tutte quante le realtà e le coincidenze collaterali che ruotano attorno a questo mondo nascosto non a caso su una montagna.
L’INCENERITORE
Partiamo dalle ceneri della fenice.
Di Cicerale era il pusher, Gianguerino Cafasso, omonimo dei gestori Cafasso del canile, assassinato l’estate scorsa, che riforniva di droga gli ambienti della Roma politica di Marrazzo.
A Cicerale-Cicerazzo c’era e c’è un inceneritore, autorizzato (ma anche no), dentro il canile, che le forze dell’ordine guardavano con interesse per le partite di droga sequestrate da incenerire.
Si capisce, è prassi. Ma fin lassù non era scomodo? Forse no.
Sicuramente un registro di carico e scarico di queste cose esisterà, semmai si volesse capire quanto è entrato e uscito. Eventualmente forse. Un momento di silenzio anche per i poveri cani. Pace all’anima loro e alle loro pance aperte e chiuse.
Polvere siamo e polvere ritorniamo, nulla si crea, nulla si distrugge, a Cicerazzo.
L’inceneritore, il suo ruolo, il suo uso, il mistero di come per 15 anni il sistema Cicerale sia sopravvissuto nonostante tutti i temporali…
La chiave di lettura sta tutta qui? Di sicuro nessuno rompeva le scatole a Cafasso, di certo nessuno dei 97 comuni convenzionati discutevano le sue condizioni.
E di certo la giustizia non infieriva. I cani riempivano il canile, i cani passavano per il camino, i cani stavano tutti bene.
Un controllo ambientale di polizia all’interno della struttura dell’inceneritore? Macchè. E anche se l’allora procuratore capo di Vallo della Lucania (che si favoleggia pure parente di un’ex custode giudiziale della struttura, ndr) era stato interpellato, che bisogno c’era di andare proprio a verificare? Solo “sentito dire”.
Intanto la camorra ogni tanto faceva sparire qualcuno, roba da Chi l’ha visto. Dalle parti anche di Cicerale.
Quante ne avrà sentite raccontare anche l’inceneritore di storie portate dal vento.
SENZA AUTORIZZAZIONE
Un giorno qualcuno s’incazza. È il titolare della ditta Iguazu srl. Partecipa all’appalto per la “Convenzione per la custodia e mantenimento invita dei cani randagi” del Comune di Battipaglia. Cafasso vince, ma l’altro concorrente ricorre al Tar. E che porta in Tribunale per sconfiggere il sistema-Cicerale?
Una cosa tanto banale quanto normale da verificare anche per il Comune: i requisiti. Nel luglio 2003 parte la corsa all’appalto. A novembre il Comune stringe la mano al vincitore Cafasso. Ma le carte non tornano. L’Iguazu si appella al Tar.
Che c’entrano gli attestati di servizi svolti per alcuni enti e l’attesto Enci del padre con il servizio richiesto da Battipaglia? Proprio niente. Proprio niente.
Eppure la commissione di gara confermava di nuovo, nonostante il primo ricorso, la ditta Cafasso. Ma allora il Comune di Battipaglia se la stava proprio cercando?
Per forza! Perché il certificato rilasciato dalla Camera di commercio il 3 novembre 2003 scriveva che la ditta Cafasso risultava sì iscritta ma solo per “allevamento e addestramento cani”.
E non per il servizio di ricovero e custodia come chiesto dal bando di gara. Di più, un anno dopo la vincita, Cafasso manco per sogno aveva ancora prodotto la certificazione contributiva all’Inps.
Ma Battipaglia ci riprovava e chiedeva alla Camera di Commercio se essendo iscritto come “piccolo imprenditore”, Cafasso non potesse proprio tenersi quell’appalto. Duri, a Battipaglia!
E la Camera di Commercio, bocca della verità, spiegava ai tardoni del Comune che i requisiti per il ricovero e la custodia e il sostentamento dei cani sono soggetti al rilascio di un’autorizzazione sanitaria fornita dall’Asl.
Intanto, grazie alla grana di Battipaglia e dopo che il Tar boccia Cafasso, si scopre che la ditta ha iniziato l’attività il 19 luglio 1989! Oggetto: allevamento e addestramento cani.
(Un’ altra chicca però ci sta: con dichiarazione sostitutiva Mauro Cafasso dichiarava di aver svolto servizio di allevamento cani dal 1975 al 1989 con riconoscimento di affisso Enci. Ovvero, dall’età di 10 anni, visto che Mauro nasce il 24 febbraio 1965, ndr).
Dall’11 marzo 1995 la ditta fa custodia dei cani randagi; dal 17 giugno 1998 fa incenerimento delle carcasse; dal 1° marzo 2004 svolge accalappiamento dei randagi e dal 24 febbraio 2005 incenerisce anche animali di media e grande taglia. Mammiferi.
ACCALAPPIO L’APPALTO
Agli atti l’attività procede con iscrizioni a singhiozzo. Eppure il canile ha svolto attività di mantenimento, custodia, cura e accalappiamento anche negli anni precedenti.
Per chi e quando? Usl 60 di Agropoli, anni dall’89 al ’94. Usl 56 di Oliveto Citra, anni dal ’92 al ’94. Asl Sa/2, anni dal ’95 al 2003. Asl AV/1 di Ariano Irpino maggio 2002-2003; Comune di Napoli anni 2001-2002 e Procura di Napoli anni 2002-2003. Pure l’accalappiamento, che non era registrato alla Camera di Commercio, per conto della Procura!!
Grandissimo Cafasso.
Tiriamo le somme: per oltre 16 anni dal 19 luglio 1989, inizio dell’attività dell’impresa al 9 dicembre 2005, giorno in cui Cafasso viene autorizzato almeno per l’accalappiamento dei randagi, Mauro Cafasso non risultava iscritto alla Camera di Commercio di Salerno né per l’accalappiamento né per la custodia.
Se l’autorizzazione sanitaria dell’Asl (quella che esibisce Cicerale è la n. 3659 del 1° marzo 1995 per la sola custodia dei cani, in barba alla nuova legge regionale 16/2001, art. 7 e 8 per i nuovi requisiti dei rifugi) è strettamente legata al tipo di iscrizione alla Camera di Commercio, in tutto questo lungo arco di tempo Cicerale si è aggiudicato appalti in un centinaio di comuni del salernitano e oltre, pur non essendo in possesso dell’iscrizione camerale?
Comuni interessati, Asl e chissachì non hanno mai sollevato mai obiezioni in merito.
Che ne pensa il ministro dell’Interno, Roberto Maroni?
FATTURE A PROCESSO
Reati prescritti, reati depenalizzati. Truffa non andata a segno perché le false fatture tornarono impagate dai Comuni che dovevano sborsare i soldi. Dunque truffa non andata a buon fine e non punibile. Morale: assolti per non aver commesso il fatto (tentato).
Corre l’anno 2004 e il tribunale di Vallo della Lucania chiude un capitolo processuale contro Mauro e Giovanni Cafasso. Le accuse: «evadere le imposte sui redditi (..)» con «fatture per operazioni in parte o in tutto inesistenti o recanti l’indicazione dei corrispettivi o dell’Iva in misura superiore a quella reale o utilizzando lo stesso documento fiscale per diverse operazioni». O «per prestazioni non chieste dall’ente», si legge nell’imputazione.
Ma… le fatture non andarono a buon fine. E quel che «era penalmente rilevante non ha più tale rilevanza alla luce del d.lgs 74/2000».
E il fatto, quindi, non costituisce reato. Quanto la tentata truffa «il reato si è estinto per intervenuta prescrizione alla data del 2/4/2003».
COINCIDENZE
Almeno fino al 2006 Mauro Cafasso risultava consigliere comunale a Cicerale, Comune dove sorge il canile e per il quale vince a ripetizione l’appalto per l’accalappiamento e il mantenimento dei cani.
Coincidenza..
È anche consigliere della Comunità Montana di Alento-Montestella, con comuni convenzionati per il canile.
Coincidenza.
Il responsabile del dipartimento di veterinaria e direttore del servizio di sanità animale Asl Salerno 3 è il dr. Domenico Nese. Il fratello, dr. Aureliano Nese, è stato direttore sanitario del canile di Cicerale.
Coincidenza.
Il dr. Alfonso Nigro, in merito alla capacità ricettiva del canile (documento del 6 marzo ’06, in risposta ai Nas che chiedono quanti cani possa contenere Cicerale, e al quale risponde gli attuali «2.250 (…)», anche se «lo spazio a disposizione poteva consentire il ricovero di un numero maggiore ma questo comporterebbe maggiori problemi di gestione», ndr), si presenta come medico veterinario dirigente del distretto 108 di Agropoli, responsabile Asl Sa3 per la vigilanza permanente presso la struttura in oggetto specificata e si firma “veterinario responsabile del canile”.
Nigro, durante il periodo di sequestro del canile, risulta essere stato nominato Ctu dal Tribunale di Vallo della Lucania: suo compito era la verifica del rispetto del benessere animale all’interno del canile.
Coincidenza.
Si favoleggia che la moglie del veterinario sia figlia di un noto giudice della Corte di Cassazione. Anche fosse, non è reato essere parenti.
Ma coincidenza.
Due dei tre dipendenti del canile (tre per quando ce n’erano 1676), ovvero Bruno Cantarella e Mario Luca Cantarella, sono imparentati con un omonimo ex pm a Vallo della Lucania, ora in forza a Salerno. Anche questo non è reato.
Coincidenza.
I CANI NON TORNANO
Verbale dei Nas del 23 febbraio 2006: presenti 1.676 cani. Venti giorni prima i Nas ne documentano 1700, 1350 adulti e 350 cuccioli. In una lettera a Repubblica il 22 giugno 2006 Cafasso parla di 1.000 cani.
Il dr. Nigro, in una comunicazione del 6 marzo parla di «2250 cani». Secondo i Nas la superficie di Cicerale è di 22.400 mq. Cafasso, in una lettera del 24 novembre 1995 al quotidiano “Cronache del Mezzogiorno”, parla di «circa 36mila mq con 200 cani come verificato dai Nas di Salerno qualche mese addietro». In pratica i cani in dieci anni sono passati da 200 a 2000, in controtendenza rispetto ai rifugi che offrono maggiore spazio per ciascun animale ospitato.
A Cicerale gli animali crescono del 1.000 per cento.
I CONTI, CHE BARBA
Mortalità a Cicerale fa rima con incongruenze. Vai tu a capire perché.
Quanti cani entrano, quanti ne vengono accalappiati e per il cui servizio i Comuni pagano la ditta Cafasso?
Dati non recenti ma illuminanti, per capire come al solito il funzionamento del sistema-Cicerale. L’Asl Sa2 distretto di Eboli certifica al 14/5/05, che «i cani accalappiati dal 1/1/01 al 12/12/03 sono 590». poi, «dall’1/1/04 al 15/03/05 sono stati 322». In comunicazione della Polizia municipale di Eboli invece al «31/8/05 ne risultano 291».
Sommando i 590 cani accalappiati a Eboli dal 1° gennaio ’01 al dicembre ’03, i circa 93 nel 2004 e i 217 nel 2005, i cani di Eboli risultano un terzo di quanti dovrebbero essere: 291 anziché 900.
Eboli ha pagato cani fantasma mai accalappiati? Ha mai verificato il Comune?
Dove stava la “gabola”?
Nel pagamento forfettario. Appalti un tot per cane e un tot per il mantenimento.
Chi aveva cura quindi di contare cosa entrava?
La convenzione firmata a Eboli, come quella del Comune di Buonabitacolo fissava all’art.5 che «il costo della custodia è pari a euro 1549,37 e quello della rimozione e distruzione delle carogne nella misura forfettaria in euro 200,63, per complessivi euro 1.750 al mese».
A tutto ci pensava Cafasso.
I numeri degli accalappiamenti però sono impressionanti: a Giffoni Valle Piana 90 randagi nel 2003; dal 3/01/05 al 29/12/05 tra Campagna, Eboli, Serre, Altavilla Salentina e Sicignano ne vengono presi 405; altri 92 nel medesimo periodo solo a S. Cipriano Picentino, altri 67 a Montecorvino Pugliano e 111 a Montecorvino Rovella.
Solo in questo Comune, record dei record, in un solo giorno ne risultano accalappiati il 23 maggio ’05 ben 30. Tutti in due furgoncini. Un bottino!
Ebbene, con i dati, incompleti, di questi cinque comuni e il distretto di Eboli, rispetto ai cento comuni circa convenzionati, dal 1 gennaio ’01 al 29 dicembre ’05 la presenza dei cani dovrebbe superare le 1.400 unità, cifra in contrasto con i dati dei Nas del 23 febbraio ’06 (1676 cani presenti).
Di più. Nella fattura che Cafasso si accinge a presentare a Eboli per la tranche novembre 2004-gennaio 2005, risultano in vita 199 cani dei 912 portati in canile a partire dall’1/1/01.
E gli altri?
MUORI CHE TI PASSA
Schede di rilevamento dell’Asl Sa3, anno 2006. Esemplificativo.
E occhio alla mortalità!
A gennaio 2006, 1.746 cani, 213 accalappiati, 310 morti.
Febbraio: 1.672 presenti, 255 morti.
Marzo: 1.786 cani, 208 morti.
Aprile: 1.745, 237 morti.
Maggio: 1.763, 402 morti.
Giugno: 1.682 cani, 350 morti.
Luglio: 1709 cani, 299 morti.
Agosto: 1.691 cani, 325 morti.
Settembre: 1.691 cani, 325 morti.
Dall’analisi comparata dei dati del registro di carico e scarico ecco le cifre: cani sani entrati 863; cani malati entrati 810, totale 1.673.
Cani sani usciti: 200; cani malati usciti 616, cani soppressi 60, totale 876.
Restano vivi in canile i 797 cani entrati più quelli in essere al 31 dicembre ’05, 1.763.
Ma al 3 ottobre 2006 nel canile dai registri telematici risultano presenti 2.560 cani.
Chi pagava? C’è discordanza numerica tra le entrate mensili dei registri e il resoconto del dr. Nigro: 1.481 contro 2.756.
Secondo Nigro i cani morti e inceneriti sono stati nel 2006 2.711, quelli affidati 124.
Secondo il registro telematico al 3/10/06: 1.673 entrati, 876 usciti, 797 in vita, affidati 124.
Totale 2.436 cani presenti.
Secondo Nigro, riepilogo: entrati 2.756, usciti 2.711, in vita 45. In esistenza 1.763, affidati 124.
Totale cani presenti 1.683.
Una tombola.
A nessuno è venuto in mente di percorrere la strada dei controlli tributari, fiscali, delle corrispondenze tra cani pagati, cani accalappiati e fatture emesse?
La struttura di Cicerale è agli sgoccioli, oggi.
Ma Cafasso o chi per esso continua ad accalappiare e a destinare i randagi in altre strutture.
Sue o di persone fidate poco conta.
È semplicemente il sistema che si riproduce.
Più che i Nas, serve la Guardia di Finanza dentro i canili.
Una nuova alleanza col ministero della Salute è la via da percorrere
http://www.promiseland.it/view.php?id=3185LA SITUAZIONE DEL CANILE DI CICERALE
E’ dal 1980 che il canile Oasi San Leo “Canie Ciceralensis” costruito in Contrada San Leo (SA), sulle montagne di Cicerale del Cilento, vicino Agropoli continua a far mobilitare le associazioni animaliste di tutta Italia.
Gli animalisti conoscono e denunciano il posto. Isolato sulle montagne, irraggiungibile. Conoscono e denunciano come si comportano le amministrazioni locali.
I cani vengono raccolti nei comuni della Provincia di Salerno e di Avellino quasi sempre da personale non idoneo e non autorizzato. Non sono mai microchippati al momento dell’uscita dal comune di appartenenza, come richiesto dalla legge. Sono registrati con descrizione sommaria, trasportati in un furgone non idoneo e spesso insieme a corpi di cani morti. Portati in una struttura che somiglia ad un girone dell’Inferno dantesco, da dove ne escono solo sotto forma di polvere e cenere dai forni crematori.
I comuni pagano spesso solo un fisso annuale semplicemente per la raccolta dei cani randagi (anche se docili, mansueti ed accuditi da qualche persona generosa) e non effettuano mai controlli sul posto, il che la dice lunga sul fatto che non c'e' alcuna possibilità che i cani vengano accuditi in questo lager.
E' l'orrore degli orrori. Pagato con soldi pubblici.
Il volontariato non esiste, le adozioni neanche, l’apertura al pubblico è preclusa, la pratica di aggiornare le schede sanitarie da parte della ASL è solo una utopia scritta su di un testo di legge. I registri di movimentazione (ingressi, uscite in adozione, decessi) e i sistemi di riconoscimento dei cani nei box, se anche esistono, non sono resi pubblici.
Circa duemila animali sono stipati in recinti più o meno grandi, completamente abbandonati a loro stessi, coperti di parassiti, annientati dalle malattie. Lo stesso ingresso in canile è osteggiato dal proprietario e dall’unico operaio regolare in servizio. Il cancello della struttura non viene aperto neanche di fronte a proprietari che vengono a reclamare un proprio cane di famiglia catturato per errore.
Le norme più elementari indicate dalle leggi vengono regolarmente disattese: mancano le aree contumaciali che dovrebbero ospitare gli animali malati, maschi interi sono mischiati nei branchi con femmine non sterilizzate, cuccioli insieme ad esemplari adulti, esemplari dominanti o aggressivi insieme a cani anziani, malati, remissivi.
Da ricordare che a tutela degli animali vaganti esistono la Legge 281/91 (Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo), la legge regionale della Regione Campania n° 16/01 “Tutela degli animali d’affezione e prevenzione del randagismo”, la Circolare numero 5 del Ministero della Sanità del maggio del 2001 di attuazione della citata legge nazionale, e la nuova legge contro il maltrattamento degli animali (Legge 189 del 2004).
Già negli anni ’80, un servizio di “Striscia la Notizia” denunciò le gravi irregolarità. E sono anni che dalla Provincia di Salerno prima e poi da tutta Italia, semplici cittadini ed associazioni animaliste locali e nazionali denunciano il caso. Esposti alla autorità giudiziaria, e-mail di informazione, lettere aperte pubblicate sui giornali e sui principali siti Internet animalisti. Unico risultato all’attivismo degli animalisti è l’indifferenza totale, soprattutto da parte delle istituzioni.
Sconosciuti i motivi di tale indifferenza ed insensibilità. Diverse le ipotesi avanzate in questi anni a giustificare l’immobilità pachidermica delle istituzioni sollecitate ad intervenire: dai legami ad organizzazioni malavitose locali, alla presenza di “talpe” nelle sedi istituzionali preposte alla ricezione delle denunce.
E così le denunce alla Magistratura e le regolari lettere alle autorità preposte ai controlli e alla vigilanza sono rimaste “lettere morte”. Come morti continuano ad essere i cani che per disgrazia cadono nelle reti di questi “commercianti”.
Firmato:
AIPA, Atripalda – Movimento U.N.A. sedi di Sala Consilina, Pontecagnano, Aversa – Lega per la Difesa del Cane, sede nazionale e sede di Salerno - Associazione Mi Fido, Roma - Associazione Zoofila Sanseverinese, Mercato San Severino – Coordinamento Animalista Salernitano, Salerno www.oipaitalia.com
Cicerale, al processo “scompare”l’ispezione del ministero
CHI HA INCENERITO I VERBALI?
Nel dissequestro del canile si citano gli atti depositati dalle parti. Asl Sa 3 e Nas di Salerno scagionano il gestore. Ma all’appello manca il dossier ministeriale
Qualcuno si è mangiato il verbale dell’ispezione effettuata il 3 febbraio scorso dal ministero, con i Nas di Roma e Napoli nel canile Oasi San Leo a Cicerale. Che fine ha fatto l’atto ispettivo fortemente voluto dal sottosegretario Francesca Martini e inviato alla procura di Vallo
della Lucania? Perché è scomparso? Perché i magistrati non l’hanno allegato tra le prove del decreto di sequestro del canile per il reato di maltrattamento?
La domanda è fondamentale. La risposta è la chiave del sistema Cicerale. Gli interrogativi sono spontanei dopo la lettura della sentenza del tribunale del riesame di Salerno che decreta il 6 luglio scorso il dissequestro.
Agli atti non risulta il rapporto della dottoressa Gaetana Ferri, direttore generale generale del dipartimento di sanità animale e della collega Ro - salba Matassa. Nulla delle carte che fotografano la situazione igienico-sanitaria della struttura e le condizioni dei cani.
Dieci domande sul verbale scomparso
1 - È stato perso?
2 - Non è mai arrivato?
3 - Le Poste l’hanno recapitato al mittente sbagliato?
4 - È scivolato dietro un cassetto?
5 - È caduto dalla scrivania?
6 - È finito per errore nel cestino?
7 - È rimasto vittima di un incendio, dentro un inceneritore?
8 - È stato mangiato dai topi?
9 - Quale magistrato non lo ha ritenuto degno di comparire come prova?
10 - Per il ministero non è importante?
Di che si tratta? Omissione di qualche ufficio, svista, smarrimento? Esercizio dell’autonomia dei magistrati? E rientra in tale prerogativa l’accantonamento di una possibile prova?
Si può riaprire il caso Cicerale? Il ministero può chiedere ragione del perché della scomparsa del verbale?
Il 26 maggio 2009 il tribunale di Vallo della Lucania emetteva il sequestro preventivo nei confronti del titolare, «per aver sottoposto ad una serie di comportamenti insopportabili i cani rifugiati nel suo canile». «Il gip fondava il provvedimento reale sulla relazione redatta dal dott. Ranesi del settore attività produttive della Provincia di Salerno, del 30 gennaio 2009, che smentiva sullo stato di salute degli
animali la precedente relazione dell’Asl del 29 gennaio 2009 a firma del dottor Domenico Nese».
Per il tribunale fanno fede (come si vede nei passi riprodotti in pagina), le informative dei Nas di Salerno e l’ispe - zione del dr. Nese. Uno degli ultimi atti di questa controversa storia dolorosa ha una data, il 23 luglio. Quando il sottosegretario Martini convoca tutti a rapporto, dai vertici della prefettura a quelli della Provincia di Salerno, ai Nas.
Tutti presenti, anche alcuni parlamentari. Assenti Regione Campania, Asl Salerno 3 e Comune di Cicerale. Al vertice sfilano fatti e date. Il decreto preventivo d’urgenza di sequestro per violazione delle norme ambientali del 15 dicembre 2008, l’ispezione ministeriale del 3 febbraio 2009, l’incontro nello stesso giorno con i comuni c o n v e n zi o n a t i (pochi quelli che hanno accolto l’invito del ministero);
le indicazioni del ministero per l’identificazione deicani e la sterilizzazione delle femmine; la lettera ai 97 Comuni per il ritiro dei cani da
Cicerale; il vertice al ministero con la Procura della Repubblica e i Nas il 22 aprile 2009; la prefettura che convoca i sindaci inadempienti; l’ordinanza 18 del 25 maggio 2009 del sindaco uscente di Cicerale che revoca tutte le autorizzazioni sanitarie per l’attività del canile ordinando lo sgombero dei cani; il 26 maggio 2009 il sequestro del gip Nicola Marrone per il reato di maltrattamento, notificato ed eseguito il 19 giugno. Custodi l’Asl Salerno 3 e il vicepresidente di un’associazione di volontariato (poi dimissionaria il 12 luglio, per dichiarata incompatibilità con l’azione del veterinari dell’Asl Salerno 3).
Il 6 luglio il Tribunale del riesame rispedisce al mittente le accuse di maltrattamento. Giunge, infine, una lettera-diffida il 23 luglio scorso al ministero della Salute da parte della ditta Mauro Cafasso. Tanto accanimento avrebbe danneggiato l’impresa.
Poi c’è un altro fronte. Con altre domande. In quest’ultimo periodo dalla Campania si sta registrando un notevole flusso di cani verso la Calabria. Terra priva di canili pubblici. La Campania accalappia, la Calabria acchiappa gli accalappiati. E i sindaci che prima conferivano i canirifiuti in cima al monte Cicerale, oggi hanno semplicemente spostato il problema. In questa vicenda kafkiana, vittime e
carnefici si scambiano i ruoli ad ogni puntata. Intanto a Cicerale si continua ad accalappiare, i volontari raccontano di non riuscire ad entrare, le adozioni sarebbero sempre ostacolate. Sul benessere animale a vigilare c’è sempre l’Asl Salerno 3. Alla data del sequestro del 15 dicembre del pm Martuscielli c’erano più cani che cucce:
1360 animali, così si legge nel decreto del magistrato. Il 16 dicembre i Nas ne registrano 1.147. Il 23 dicembre la ditta comunica alla Commissione di Protocollo d’intesa tra Associazioni, Asl e Provincia, la presenza di 940 cani. Al 3 febbraio, al sopralluogo ministeriale, sono 800. Più cucce che cani. Finiti dove? Ma il fatto non sussiste. Alcuni verbali pure. Il sistema Cicerale vive e vegeta.
Stefania Piazzo
LaPadania - 21 Settembra 2009
s.piazzo@lapadania.net
http://www.amicicani.com/index.php?oper=newsleggi&id=662Salerno - Altre notizie su Cicerale con foto e un video di maltrattamento di un...
http://www.youtube.com/watch?v=5gU7nmdZ5ls...player_embeddedHo letto il (buon) dossier che avete pubblicato sul canile di Cicerale.
Volevo contribuire con tre foto che ritraggono un cucciolo sbranato in un recinto di molossoidi. Ritengo che tutte e tre le foto (risalgono ad un sopralluogo del 14.05.06) siano da pubblicare: la prima perché identifica chiaramente il cancello del recinto, cosicché Cafasso non possa mai obiettare che non si tratta del suo canile.
La seconda perché mostra più in dettaglio l’inserimento sbagliatissimo e fatale: un cucciolone in un box di cani adulti e giganti... qualsiasi gestore di un canile, con un minimo di esperienza, ma soprattutto coscienza e buonsenso, non lo farebbe mai!
La terza perché, nonostante la crudezza, ci mostra che quel cane è proprio un cucciolone, se mai nella seconda foto ci fossero dei dubbi.
Quanto alle ultime immagine del dossier (i cuccioli nella polvere, con cani adulti ed alcuni anche malati), si tratta di foto scattate il 24.08.04, perciò ben tre anni dopo la Legge Regionale Campania del 24 novembre 2001 n. 16, “Tutela degli animali d`affezione e prevenzione del randagismo”, che all’art. 7 comma 4 lett. b chiede ai gestori dei canili “ulteriori box adeguatamente attrezzati con annesso un locale infermeria per la custodia dei cuccioli e dei cani in degenza per la sterilizzazione” ed alla lett. e che “tutti i locali devono avere pavimenti in materiale impermeabile facilmente lavabili e disinfettabile”.
Le foto ci mostrano cuccioli (di cui uno probabilmente già morto) “sistemati” in un terreno polveroso, dunque non nell’ambiente lavabile e disinfettabile previsto dalla Legge!
Inoltre all’interno del recinto non è presente solo la madre, ma anche un altro cane dal naso visibilmente gocciolante... alla faccia del locale isolato (e, sottolineo, “facilmente lavabile”, in contrapposizione al terreno polveroso come quello del Cafasso!) per i cuccioli e la loro madre.
Ancora: la foto del furgoncino con cui i Cafasso accalappiano... chiaramente privo di adeguata aerazione, nonché di aria condizionata. Considerate che i cani (non quattro o cinque... quasi sempre superano la decina: se il Cafasso esce vuole fare il pieno girando diversi Comuni, e questo significa viaggi lunghi molte ore in cui percorrono centinaia di km) non sono accalappiati tutti nello stesso momento: il primo può essere catturato alle prime ore del mattino e l’ultimo nella tarda mattinata o addirittura nel pomeriggio dello stesso giorno.
Nel video sottostante si vedrà il violento tentativo di accalappiamento del 08.02.08 a Salerno in un servizio di una tv locale in onda su Telecolore, una tv locale di Salerno.
A questo proposito, la ditta Cafasso non viene mai nominata, ma è la loro ad avere l`appalto per l`accalappiamento a Salerno.
Penso sia tutto... grazie per questa visibilità e buon lavoro!
dossier scaricabile da www.chiliamacisegua.org
l'italia degli orrori
Articolo di Oscar Grazioli sul quotidiano dell'AMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani),
http://www.anmvi.it/anmvioggi/scheletro_ar...oliberoscar=192Licia Colò annuncia un'interrogazione parlamentare.
http://www.animalieanimali.it/ln_window.as...34124&serie=223http://lists.peacelink.it/animali/2009/01/msg00032.htmlLega del Cane - Uff. Comunicazione
comunicazione. sviluppolndc@ gmail.com
Cari amici,
vi prego di leggere..... e insieme di aiutare gli animali chiusi in
questo inferno
Grazie a Tutti
Piera Rosati
Cicerale, l'inferno degli animali.
"Se il mondo fosse gestito dagli animali, certo non farebbero tutto
questo, non rinchiuderebbero gli uomini in gabbia per lasciarli
morire lentamente. Come si può guardarli negli occhi e non
vergognarsi di essere umani e di avere un'anima!!!
La realtà purtroppo ci impone le sue regole ingiuste, ci rendiamo
conto senza arrenderci che non siamo "abbastanza grandi" per salvarli
tutti... e tutti sanno della vita a cui sono costretti, vita marcata
da una lenta e atroce agonia. Tanti di loro moriranno di stenti e di
dolore, quando non avranno più voce per gridare aiuto si accucceranno
in un angolo e si lasceranno morire".
Purtroppo nessuna legge è utile se non è rispettata e fatta
rispettare.
Sul territorio nazionale sono incaricati di far rispettare le
normative nazionali, regionali, provinciali e locali, gli
appartenenti al corpo di polizia locale, gli ausiliari preposti, le
guardie zoofile volontarie di associazioni protezionistiche
riconosciute, le guardie ecologiche volontarie, nonché in generale
tutti gli ufficiali di polizia giudiziaria, compreso le guardie
giurate. Sindaci, assessori e consigli comunali hanno inoltre la
facoltà di proporre ordinanze, delibere e provvedimenti mirati alla
tutela degli animali e ai loro diritti.
Pensiamo ad esempio alla legge quadro n. 281 ed alla legge n. 189.
Nonostante tutto, ci troviamo di fronte a una realtà a volte
disarmante, poiché assistiamo quotidianamente a barbarie nei
confronti degli animali, a maltrattamenti e abbandoni che restano
impuniti, a Comuni che non si assumono le responsabilità assegnategli
dalla normativa e a una ASL che, avendo ampio margine di manovra
economico-gestional e, si rifiuta sovente di interagire con le
associazioni di volontariato e, al contrario, è spesso connivente con
i privati che gestiscono canili o con le false associazioni
protezionistiche. Privati che in genere sono privi di scrupoli,
spinti solo dal business. Per loro l'affare conviene lavorare su
numeri elevatissimi di cani e le condizioni prevalenti per
assicurarsi l'appalto sono l'economicità del servizio con forte
ribasso a base d'asta. Ciò comporta che per ottenere profitti si
ripiega su: cibi scadenti, cure veterinarie inesistenti, presenza
ridottissima di operatori-lavorator i, assenza o inutilizzo delle aree
di sgambamento e attività di educazione o rieducazione del cane al
corretto rapporto con gli umani, -operazione che richiede personale e
formazione professionale- sovraffollamento dei box, disincentivazione
degli affidi, strutture fatiscenti o inesistenti autorizzate come
stabulazione libera. I rifugi privati sono imprese chiuse e
incontrollabili: il pagamento delle rette mensili da parte dei Comuni
convenzionati non favoriscono gli affidi, nuocendo agli animali e ai
bilanci delle pubbliche amministrazioni. Molti canili privati
nascondono attività truffaldine delle quali sono informate anche le
Istituzioni e gli Enti territoriali. .. i cani vengono gettati nelle
gabbie, ammucchiati, in attesa della morte.
Questa è una "verità" disarmante, disastrosa e ignobile per un Paese
come il nostro, all'avanguardia in tanti campi e con un buon livello
di civiltà.
Una situazione estremamente difficile: da una parte le istituzioni
territoriali con i loro rappresentanti che considerano gli animali un
problema da" eliminare" , dall'altra preoccupazione e sofferenza per
tutte quelle persone che vivono in affanno e lottano contro un
ingiusta penalizzazione sugli animali.
Piera Rosati
Memorie di Cicerale.... dalla Lega del Cane Sezione di San Giorgio
del Sannio
La sezione della lega del cane di S. Giorgio del Sannio, segue le
vicende del canile di Cicerale da tempi non sospetti, ovvero da
quando Emilio Nessi dovendo sistemare i cani del Comune di Napoli, ai
tempi "ospiti" dello zoo, pensò bene di collocarli a Cicerale.
Ancora oggi all'ingresso del canile si erge un monumento in onore del
cane Ciotola, dove in epigrafe si legge: qui il cane Ciotola ha
trovato casa!..... Purtroppo per un brevissimo periodo!, Ciotola morì
dissanguato dopo pochi giorni a causa dei morsi di altri cani,
liberandosi così dall'inferno di Cicerale. Ad oggi il furgone "di
accalappiamento" del Sig. Cafasso, gira tappezzato delle immagini del
Sig. Emilio Nessi osannanti al canile"Cicelasensis ".
La Lega del Cane in questi anni ha seguito gran parte delle vicende
giudiziarie di questo terribile canile, dai primi sopraluoghi fatti
dai Servizi Veterinari della Regione Campania. La sez. di San Giorgio
faceva parte della commissione di verifica delle associazioni
iscritte all'albo e fu palese si dall'inizio il disinteresse "alla
materia" da parte della Pubblica Amministrazione Regionale ed
esplicita la volontà di non volere risolvere il problema. Si costituì
così – l'Unione delle Associazioni Protezionistiche di Volontariato -
iscritte all'Albo Regionale, che in primis affrontò il
problema "Canile Cicerale "(AIPA-Atripalda, Ass.Zoofila Salernitana –
Sa, U.N.A. Regionale, U.N.A. Pontecagnano) .
Appostamenti e video non sono serviti mai a nulla!!!...dichiara zioni
e interventi della stampa locale e nazionale non hanno mai dato
risultati positivi. La Procura di Vallo della Lucania ha sempre
archiviato ogni denuncia poiché la ASL Sa 3 ha sempre espresso parere
positivo sul canile. Anche i NAS più volte entrati in quel "posto",
hanno predisposto solo un sequestro amministrativo con un termine di
90 giorni.
Nessuno di loro ha mai tenuto conto che ben 97 comuni hanno
convenzione con Cicerale!!!. ....che morivano 1200 cani all'anno, che
venivano accalappiati cani padronali e caricati ai Comuni, che
all'interno del canile funziona 24h su 24h un inceneritore e che
alcuni dipendenti sono parenti di coloro che dovrebbero
controllare. .. o ancora, che 5 persone dovrebbero accudire 1500
cani...che le acque reflue e piovane scendono a cielo aperto facendo
tracimare il terreno e travolgendo i cani e tanto altro orrore.
La Lega del Cane si è costituita parte lesa denunciando Cafasso per
maltrattamento su animali, il resto è cronaca... abbiamo chiesto
l'intervento di Striscia la Notizia, siamo entrati in contatto con
l'Associazione Chiliamacisegua, abbiamo ottenuto il sequestro totale
del canile.
Il magistrato di Vallo della Lucania ha predisposto il sequestro del
canile e l'affido al proprietario dello stesso ( tale Sig. Cafasso )
ma ogni giorno i rappresentanti di tre Associazioni (ass. zoofila
salernitana, LNDC di S. Giorgio del Sannio, U.N.A regionale) vi sono
presenti insieme alla ASL SA 3 per il controllo dei microchip e
l'affido dei cani; soprattutto di quelli più a rischio. Abbiamo
incontrato l'On. Martini, chiedendole di chiudere Cicerale, l'abbiamo
pregata di vedere con i propri occhi... solo in questo modo potrà
comprendere la nostra disperazione.
Lega per la Difesa del Cane
Sez. San Giorgio del Sannio
Cicerale, Gennaio 2009... la disperazione dei volontari di San
Giorgio
La pioggia e il freddo pungente purtroppo continuano a decimare i
cani che non hanno nessun riparo o semplice copertura . L'operazione
di controllo dei microchip è lenta, lunghissima e inutile per la vita
di questi poveri animali. Sarebbe proficua solo se contestualmente
venissero spostati in altra struttura o affidati.
Non viene effettuata nessuna visita medico-veterinaria, ne vengono
curati i cani malati. L'unico medicinale presente nell'armadietto
farmaceutico è il Tanax.
Le procedura per l' affido sono al vaglio del magistrato ma saranno
anch'esse lunghe e difficili dato che non intende fare inserire foto
su siti internet; quindi la scelta e l'affido dovrebbe essere fatto
in loco, Cicerale; una montagna irraggiungibile, a 50 km da Salerno
L'unica salvezza per la vita dei cani è fare luce sulla vicenda, a
questo proposito chiediamo con preghiera all'On. Martini di recarsi
in questo inferno e di incontrare l'Assessore alla Sanità della
Regione Campania - l'On. Montemarano, il Dirigente al Settore
Veterinario della Regione Campania - Paolo Sarnelli e il Dirigente
della Sanità Animale della ASL SA 3 nonché il dirigente dei NAS di
Salerno, il corpo Ispettivo, da sempre informato dei fatti.
Praticamente tutti coloro che nei sopraluoghi eseguiti nel corso
degli anni si sono sempre limitati al sequestro amministrativo di
qualche piccola area o alla prescrizione di qualche lavoro di
manutenzione.
Nel sequestro dell'estate di tre anni fa, "non precisando" le
modalità di mantenimento del canile, alla scadenza dei termini,
furono trovati centinaia di cani morti di fame e di sete –
naturalmente nessuno ha parlato e nessuno ha scritto nulla.
Gli illeciti potrebbero riguardare: il N.O.E per l'inquinamento delle
falde acquifere e dell'ambiente, la forestale perchè zona boschiva
inquinata da scarichi a cielo aperto; l'inceneritore nel qualche non
vengono smaltite solo le carcasse dei cani morti nel canile, ma è
anche convenzionato con l'ASL SA 3 ....e non solo!!! L'ispettorato
del lavoro per le condizioni igienico sanitarie dei lavoratori, la
sicurezza sul lavoro e gli impianti non a norma. La Guardia di
Finanza per la contabilità e la correttezza delle gare di appalto con
i 97 comuni oltre che il pagamento della diaria dei cani deceduti.
Lega per la Difesa del Cane
Sez. San Giorgio del Sannio
http://paoblog.wordpress.com/2009/08/03/ca...nili-fabbriche/Canili lager o canili “fabbriche”?
Un articolo di Enrica Brocardo > ebrocardo@condenast.it – Vanity Fair
Si parte quando fa buio, possibilmente in due, così ci si alterna al volante. Si guida per ore. Fino al mattino. Il bagagliaio deve essere grande abbastanza per quattro, cinque cani. Anche di più, se sono cuccioli. Ogni notte c’è qualcuno che fa su e giù per l’Italia. Staffette, cosÌ si autodefiniscono: volontari che partono dal Sud con la macchina carica di cani e tornano dal Nord con i bagagliai vuoti, e poi di nuovo su. Dai canili dove gli animali erano «prigionieri» fino alle case di chi li ha adottati. E, si spera. non li abbandonerà più.
Roberto Scarcella prende una penna e fa i conti: «65 centesimi ogni chilo di mangime, 400 grammi al giorno per cane, l’addetto ogni 60 animali, spese di gestione. medicine … Minimo fanno 2 euro e mezzo al giorno». Scarcella è un veterinario e, come perito del Tribunale, gli capita di verificare le condizioni degli animali nei canili. Per lo più strutture private in convenzione con le amministrazioni locali.
Secondo la legge, i cani senza padrone sono di proprietà del Comune in cui si trovano. Tocca al sindaco e, quindi, ai cittadini, mantenerli. Se il Comune non intende occuparsene direttamente, può pagare qualcuno per farlo, un tanto a cane. Di solito dai 2 ai 7 euro, quasi mai di più, a volte meno.
Non sembra un grande affare. Invece, lo è: «I cani», dice Scarcella, «sono denaro contante».
Secondo l’ultimo rapporto sulle zoomafie curato dalla Lav, la Lega antivivisezione, la regione con più randagi (dati 2008) è la Puglia: quasi 71 mila. Seguono la Campania con 70 mila, la Sicilia (68 mila), la Calabria (65 mila). Simile la classifica sul numero di animali nei canili: prima la Campania, con oltre 32 mila cani, poi la Puglia (circa 22 mila), il Lazio (più di 13 mila), quindi la Calabria (10 mila). Il giro d’affari, insomma, si concentra da Roma in giù.
Ma come si fanno soldi con i cani? Dipende. Se la cifra pattuita per il mantenimento di ciascun animale è sufficientemente alta, si cerca di ampliare il più possibile la forbice tra il denaro incassato e le spese effettive: poco cibo, scadente, e così via, Oppure il guadagno può venire dalla differenza tra il numero forfettario di cani stabilito nel contratto e quelli effettivi: ti pago per cento anche quando ce ne sono dieci. Un’altra possibilità di guadagno arriva dalle strutture «miste», metà pensione, metà canile. Il canile Fido & Felix di Orta di Atella, in provincia di Caserta, rientra in questa categoria.”,
Lo abbiamo visto: davanti un bel vialetto e aiuole curate per accogliere chi lascia il proprio animale come ospite pagante, dietro cani lasciati sotto il sole e senz’acqua. Chi gioca più sporco può puntare sull’accalappiamento retribuito mediamente 50 euro a cane. Due, in questo caso, i sistemi per far soldi: l’accalappio multiplo (lo stesso cane lo si fa risultare preso più volte) o l’accalappio indiscriminato: si catturano anche animali che non sono randagi. Sta al proprietario darsi da fare per recuperare il cane, a patto che sia ancora vivo.
Infine, c’è lo smaltimento (circa 70 euro a cadavere), che rende tutti felici: «Un canile con alta mortalità offre un miglior servizio ai Comuni», spiega Cipriano D’Amico,gestore di un canile a Lecce nei Marsi (L’Aquila). Spiegazione: ogni cane morto è un problema in meno per gli amministratori. Oltre che un incasso in più per chi incenerisce.
Li chiamano «canili lager». E ai lager assomigliano in molte cose. Intanto, quasi mai i cani che entrano lì dentro ne escono vivi. L’elenco dei presunti lager si trova sul sito di associazioni come «Chi li ama ci segua». Tra gli altri: il canile di Villanterio, in provincia di Pavia, quello di Rieti, Cicerale (Salerno), Manduria (Taranto), Aragona (Agrigento).
Il canile di Cicerale e il suo gestore Mauro Cafasso sono diventati il simbolo di tutti i maltrattamenti. Anche per via dei servizi mandati in onda da Striscia la notizia e dell’intervento a sostegno della chiusura del sottosegretario al Welfare Francesca Martini. Messa sotto sequestro nel 2008, la struttura è stata, però, dissequestrata alla metà di luglio.
Più spesso, a far scattare i sigilli sono altri reati, abuso edilizio in particolare. È successo con il canile di Trasacco, in provincia di L’Aquila, oggi in via di chiusura, nato come porcilaia, abusiva pure quella. Lo gestisce Pino Corsi, che ha aperto anche un altro canile poco distante, a Collelongo, e che ha una settantina di convenzioni per ospitare i randagi di altrettanti Comuni della zona. A Trasacco entriamo con la scusa di voler adottare un cane. Il ragazzo che sta facendo le pulizie prima dice che ce lo sconsiglia: «Ci sono solo cani vecchi e malati» (ed è vero: la maggior parte non è affatto in buona salute, molti sembrano impauriti). Poi ci porta a vedere alcuni cuccioli inzuppati d’acqua.
La legge nazionale sul randagismo vieta, dal 1991, la soppressione dei randagi, e istituisce i canili. Dovrebbero essere luoghi di passaggio, dove il randagio viene accudito in attesa di un nuovo padrone, ma gli animali raramente fanno all’inverso la strada che dal cancello li ha portati alla gabbia. Finiscono come polvere nel vento, «smaltiti» negli inceneritori. Uccisi dalle malattie, dalla fame, avvelenati o persino presi a fucilate perché qualcuno delle case vicine si è stufato di sentirli abbaiare, oppure sbranati da un cane più grande, aggressivo e incattivito.
«Le zuffe tra maschi, da noi, sono la prima causa di morte», racconta D’Amico. Eppure il suo canile non può certo essere definito un lager: i criteri della legge regionale abruzzese vengono rispettati e le gabbie sono a norma, 24 metri quadrati per 2 metri e mezzo d’altezza. Dentro, non più di dieci cani. «Meno di quanto previsto», dice. «Ho fatto due conti: in base alla normativa ce ne potrebbero stare 11 e mezzo».
Le adozioni, oggi, avvengono quasi sempre su Internet, tramite i siti delle associazioni animaliste. Del resto, entrare in un canile non è facile. Gli orari di apertura al pubblico, spesso, sono punitivi: non tutti i giorni e poche ore al giorno. E, nel caso delle strutture convenzionate con i Comuni, in quanto di proprietà di privati, si ritiene che l’ingresso sia a discrezione del titolare.
Al canile di Rieti (indicato tra i presunti lager), nonostante sia orario di apertura al pubblico, in quanto giornalista, vengo lasciata fuori. Mentre i vigili urbani, che dovrebbero garantire il mio diritto a entrare, si schierano bonariamente dalla parte opposta della legge. Che in pochi conoscono e in meno ancora tentano di far rispettare.
Risultato: molti cani non vengono sterilizzati (l’intervento, consigliabile, non è imposto dalla legge e così, anche in alcuni canili comunali, come quello di Pomigliano d’Arco, non tutti i cani vengono sottoposti a sterilizzazione) né dotati di microchip, senza il quale è impossibile risalire al proprietario in caso di perdita o abbandono.
Rosa Pezzella ha un sogno: «Un giorno aprirò il canile più bello del mondo».
Ad Acerra, nel Napoletano, ha già costruito un rifugio e fondato un’associazione, Leda. Oggi ha un centinaio di cani, li recupera per strada, dai «canili lager», a volte li trova davanti al cancello: «Quando non sanno più che farsene, li abbandonano qui. Tanto ci pensa quella».
Rosa ha 55 anni e fa la guardia giurata. Finisce di lavorare alle tre del pomeriggio e va al rifugio. Ci sta fino alle otto, nove di sera, tutti i giorni, poi torna a casa dai suoi tre figli. Racconta di quando, da ingenua volontaria, dava aiuto a un canile e metteva di tasca sua i soldi per le medicine. «Prima di scoprire che se li spartivano la signora che gestiva il canile e il farmacista». Ma non serve incappare in una truffa per ritrovarsi invischiati in quello che possiamo definire il dilemma del volontario: se procuro cucce, cibo e farmaci. aiuto i cani, ma anche il gestore disonesto. Se curo quelli che stanno male, cancello le prove. Perché le prove sono gli animali affamati, malati o morti.
«A volte penso addirittura che sarebbe meglio tornare alla soppressione. Stronchiamo il giro d’affari e ricominciamo da zero», dice Betty dell’associazione Ulmino. Dal 2004, lavora come volontaria nel già citato canile di Rieti. Il proprietario, Leonardo Bordi, è stato denunciato per maltrattamento e uccisione di animali. Il processo si è chiuso lo scorso aprile con un’assoluzione piena, «perché il fatto non sussiste». Me lo ricorda lui stesso, quando, dopo una lunga attesa, arriva e mi «concede» di entrare. Si considera un perseguitato. «Mi minacciano, hanno dato fuoco a un casale di mia proprietà». Faccio un tour veloce su e giù tra una fila di gabbie e l’altra. Non sembra un posto allegro, ma neppure un lager. «È vero, la situazione è migliorata», dice Betty, «ma proprio perché gli siamo stati addosso».
Animalisti contro gestori. ma anche gestori contro animalisti. Che da benefattori diventano aguzzini. Di casi ce ne sono a decine. Come quello del signor Di Palo che, spinto da pietà, comincia a raccogliere randagi nella sua fabbrica di Matera. Sempre di più, finché non c’è più spazio, né cibo a sufficienza per tutti. I cani sono stati sequestrati nel marzo scorso dai Nas e affidati al Comune.
E poi animalisti contro animalisti. Perché se parecchie associazioni si danno una mano, altre sono in guerra fra loro. Un esempio? «Se ritardi la consegna di un gruppo di cani in adozione, capita che qualcun altro piazzi i suoi animali, e ti faccia saltare l’accordo», racconta Rosa.
E così si parte. Appena possibile. Appena fa buio.
Qualche indirizzo per adottare:
http://aiutiamoli.style.itwww.chiliamacisegua.org
www.amicicani.com
www.freccia45.org
www.associazioneleda.com
www.enpanet.it/cercatrova
www.associazionecanililazio.it
www.misha.cc
http://www.legadelcanesalerno.it/dettaglio....asp?id_news=47TROVATA LA LEGGE...
KAPUT LE ASSOCIAZIONI, KAPUT IL MINISTERO, KAPUT TUTTI I CANI Ecco quello che da oggi sarà il futuro dell’ANIMALISMO ITALIANO !!!!! Via i sigilli da Cicerale, fine del sequestro, tutto torna come prima, amici non è successo niente ci siamo sbagliati, li dentro nell’ OASI, come giustamente l’ha chiamata il sig. Cafasso, non è successo mai niente, mai cani affamati, mai maltrattamenti, mai cani inceneriti vivi, assolutamente niente di tutto questo, menzogne, cattiverie gratuite. Il sig. Cafasso, ottima persona, che fino ad ora ha garantito a ben 96 comuni l’incolumità pubblica e da solo ha risolto il problema del randagismo di altrettanti esimi signori Sindaci, da oggi riprende la sua benemerita attività con la certezza di essere nel giusto meritatamente riabilitato dopo tante calunnie. D’altra parte come si può non essere concordi se queste sono le conclusioni della ASL Salerno 3, della Procura di Vallo della Lucania, e di ben 96 Signori Sindaci???? Se lo Stato in tutte le sue articolazioni : Sanità, Giustizia, Pubblica Amministrazione ha concluso che quattro pazzi di Animalisti avevano, come al solito raccontato balle, delirato, avuto visioni. Torniamocene a casa, anzi per la verità dovremmo sciogliere le nostre benemerite Associazioni, fare fagotto e tornare al paesello…, perché scusate ma a cosa serviamo, ma dove pensiamo di andare ancora a farci prendere a palate di cacca in faccia ???????? Dovete spiegarci a cosa serve riscrivere la 281, se già l’attuale è quotidianamente disattesa, a cosa serve continuare produrre un numero esorbitante di LEGGI, DECRETI, CIRCOLARI, ORDINANZE, se non gliene importa un fico secco a nessuno ? In Italia ai cani si può fare quello che si vuole : ammazzarli a bastonate, bruciarli vivi, avvelenarli, torturarli, abbandonarli…….e chi più ne ha più ne metta, sbizzarritevi pure tanto nessuno vi punirà mai statene certi. I fatti parlano chiaro : i cani di Rieti sono ancora lì nelle mani dei loro aguzzini a morire di stenti e di malattie, quelli di Cicerale……anche, e l’elenco dei canili lager si arricchisce da nord a sud ogni giorno di nuovi adepti, forza c’è posto per tutti, abbiamo in questa nostra bella vergognosa Italia inventato un sistema rapido e sicuro per arricchirsi, è come vincere il superenalotto, anzi meglio, perché con i cani non c’è bisogno neanche della dea fortuna, è vincita certa, di randagi ce ne sono per tutti, soldi sicuri e senza fatica !!! Cicerale doveva essere l’inizio di una nuova era per l’animalismo, era il simbolo del male, la vergogna delle vergogne da 20 anni, ora che le speranze di un futuro dignitoso per i nostri cani si sono spente, ora che tutti i Cafasso d’Italia rideranno di noi e faranno ancora carne da macello di tante povere creature, noi speriamo che chi poteva e doveva fare abbia per sempre sogni popolati da incubi, ululati di creature straziate dal dolore che urlano la loro disperazione a chi ancora una volta li ha traditi, noi speriamo che una giustizia Superiore, che non è di questa terra, punisca chi non ha fatto e doveva e poteva fare, noi speriamo che il rimorso per non aver visto quello che si doveva vedere e non si è visto, alberghi per l’eternità nel cuore dei colpevoli di tanta sofferenza. Qualcuno dovrà spiegarci perché tutto questo, e se mai avrà il coraggio di farlo, dovrà dirci fin dove arrivano le connivenze, le collusioni, il potere della malavita, ma dovrà farlo guardando negli occhi ogni cane di Cicerale mentre scheletro agonizzante nel fango chiede pietà prima di essere gettato vivo in un inceneritore per 70 euro. Lega Nazionale per la difesa del Cane – Coordinamento Regione Puglia
http://www.radio.rai.it/radio1/laradionepa...TEMA=2008-11-18I nostri amici a quattro zampe del 18-11-2008
Mail di Maria
Radioascoltatrice dalla provincia di Salerno
Vi contatto per sottoporre alla vostra attenzione il problema del randagismo che riguarda in modo particolare il sud Italia. Questo fenomeno non è alimentato solo dagli abbandoni estivi, come fanno credere tante pubblicità sul tema, ma anche da una cattiva politica in materia.
Ci sono alcune leggi che tutelano gli animali e puniscono gli abbandoni. Queste norme vengono ignorate da chi dovrebbe farle rispettare. Basta farsi un giro su internet per vedere a che grado di crudeltà può arrivare questo "essere superiore"che è l'uomo. Quando poi si agisce con una parvenza di legalità le cose non sono migliori. Ho fatto da poco la scoperta nella mia provincia (Salerno) del canile di Cicerale. Nonostante foto e video che hanno dato poi luogo a varie denunce, questo non solo continua ad operare, ma continua a vincere appalti.
La legge finanziaria del 2008 prevede che i comuni si debbano impegnare con campagne di sensibilizzazione, per cercare di evitare i canili sterilizzando gli animali e reinserendoli nel territorio, invece anche pochi giorni fa nel mio comune alcuni randagi sono stati portati in canile. Tutto questo avviene nell'indifferenza generale, alla faccia di quei pochi che si battono per cercare di assicurare una vita dignitosa a questi esseri senzienti, e questo perché le Asl preferiscono pagare l'accalappiamento invece che fare sterilizzazioni gratuite, e i comuni preferiscono pagare i canili invece che investire in prevenzione o in strutture alternative.